Il Cetriolo o Cucumis sativus L.
Il cetriolo (Cucumis sativus L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae.
I primi reperti sulla sua coltivazione sono stati rinvenuti in Asia e, precisamente, nella catena montuosa dell’Himalaya.
Successivamente si diffuse dapprima in India e, attraverso l’Egitto, giunse in Europa. Piuttosto apprezzato anche in Italia, il cetriolo ha forma allungata, buccia spessa di colore verde scuro e polpa soda e croccante dal sapore leggermente amarognolo.
In base alle dimensioni del frutto i cetrioli vengono distinti in tre categorie: lunghi, commercializzati per lo più in Nord Europa, corti, destinati all’industria dei sottaceti ed, infine, medi che rappresentano la tipologia più diffusa nel nostro paese. Tra questi ultimi le varietà più note sono il Cetriolo Verde Lungo d’Italia, il Cetriolo Marketer ed il Cetriolo Parigino.
Dal punto di vista nutrizionale il cetriolo contiene diversi sali minerali ed elettroliti quali il Sodio e il Potassio, che regolano l’equilibrio acido-base del corpo, il Fosforo, indispensabile in diversi processi di produzione di Energia, il Calcio, importante per la coagulazione del sangue, per la contrazione muscolare e per la struttura ossea del corpo ed, infine, il Ferro, essenziale nei processi respiratori cellulari.
Per quanto riguarda le vitamine sono presenti la Vitamina C, dall’azione antiossidante contro i radicali liberi, alcune del gruppo B tra cui la Tiamina, necessaria per il metabolismo dei carboidrati, la Riboflavina, essenziale per la crescita e la Niacina, fondamentale per il buon funzionamento del sistema nervoso ed, infine, tracce di Vitamina A, che protegge le mucose e gli epiteli del corpo. L’abbondanza di acqua, inoltre, unitamente alle poche calorie, li rende adatti per tutti coloro che intendono seguire regimi alimentari ipocalorici.
Nonostante i cetrioli siano ortaggi tipici dell’estate, la tradizione popolare li vuole protagonisti tutto l’anno per le loro spiccate proprietà benefiche per la pelle. Accanto al noto “rimedio della nonna” che consiste nell’applicare due fette di cetriolo sugli occhi per attenuare il gonfiore e ridurre le cosiddette borse, vengono spesso impiegati contro le scottature solari e per la produzione di maschere di bellezza grazie al potere rinfrescante della polpa, rassodante dei semi e lenitivo del succo.
La Zucchina o zucchino (Cucurbita pepo L.)
La zucchina o zucchino è il frutto dell’omonima pianta erbacea (Cucurbita pepo L.), appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae. Originaria delle regioni dell’America centro-meridionale, giunse in Europa intorno al XVI secolo d.C. e, da allora, si è diffusa ed è coltivata in tutto il mondo.
Pur essendo un ortaggio che si raccoglie in tarda primavera e in estate, la zucchina è reperibile tutto l’anno sui banchi dei mercati ortofrutticoli con diverse varietà, che possono distinguersi per la forma del frutto e per il colore della buccia.
Tra le zucchine lunghe, per così dire tradizionali, le specie più note sono la Zucchina Verde di Milano, di colore molto scuro, il pallido e piriforme zucchino Siciliano e lo zucchino Fiorentino, a forma di clava e con buccia chiara e striata. Vi sono anche zucchine dal frutto sferico: la Zucchina Tonda di Nizza, di colore verde chiaro, la Zucchina Tonda di Piacenza, di colore scuro e la Zucchina di Firenze.
Accanto a queste esistono, infine, anche delle varietà di zucchine molto particolari, come la Zucchina Centenaria, interamente ricoperta da piccoli aghi e con un colore che varia dal giallo pallido al verde, e come la Zucchina Crookneck, dalla buccia irregolare di colore giallo acceso e a forma di collo d’oca.
Caratteristica distintiva delle zucchine è il tempo della loro raccolta. Per evitare l’elevato numero di semi che si formano con la maturazione e che non le renderebbero più commestibili, i frutti vanno prelevati dalla terra quando non sono ancora maturi e hanno la polpa bianca e soda, oltre ad una leggera peluria sulla superficie.
Dal punto di vista nutrizionale le zucchine contengono numerosi sali minerali come il Sodio e il Potassio, importanti per la trasmissione degli impulsi nervosi e il mantenimento del bilancio idrico del corpo, il Fosforo, elemento essenziale degli acidi nucleici e delle molecole di ATP, e il Ferro, fondamentale per la formazione dell’emoglobina nei globuli rossi. Nelle zucchine è presente, inoltre, la vitamina A, essenziale per la vista, per la crescita e la differenziazione cellulare, la vitamina C, potente antiossidante che contrasta l’azione nociva dei radicali liberi, ed alcune vitamine del gruppo B (la B1, la B2, la B3, la B5 e la B6) che promuovono l’attività di numerosi enzimi implicati nel catabolismo dei nutrienti. E’, altresì, presente l’Acido Folico (B9), essenziale per la sintesi del DNA e, durante la gravidanza, per prevenire l’incidenza della spina bifida nel feto.
L’alta percentuale di acqua contenuta e le pochissime calorie le rendono, infine, preziose alleate durante i regimi alimentari ipocalorici.
E per i più golosi vi sono, attaccati all’apice dei frutti e degli steli, i prelibati fiori della zucchina, noti anche con il nome di “fiori di zucca” o “fiorilli” che, sulle tavole emiliane, vengono spesso e volentieri serviti fritti in pastella o amalgamati all’uovo in gustose frittate.
La Bietola o Bieta (Beta vulgaris L.)
La bietola o bieta (Beta vulgaris L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Chenopodiacee.
Originaria delle regioni meridionali dell’Europa, dove tutt’ora cresce spontanea, era già nota ed apprezzata al tempo degli antichi greci. Data la grande adattabilità a diverse tipologie di clima e di terreno, ben presto si diffuse in tutta Europa e, successivamente, nel resto del mondo.
In base alla forma delle foglie si possono distinguere due tipi di bietola: quella da coste o quella da foglie o erbetta.
La bietola da coste presenta ampie foglie di colore verde scuro e gambo carnoso che, a seconda delle varietà, può essere bianco uniforme o presentare striature gialle o rossastre. Nella bietola da foglie, invece, le foglie sono di un verde brillante ed il gambo è sottile. In entrambi i casi si consuma l’intera pianta.
Il sapore estremamente delicato rende la bieta un ortaggio particolarmente versatile in cucina. Se a questo si aggiungono le sue proprietà nutrizionali, è facile comprenderne l’ampia diffusione.
Nello specifico, sono presenti preziosi minerali quali il Calcio, implicato nella coagulazione del sangue, nella contrazione muscolare ed essenziale componente strutturale delle ossa, il Fosforo, utile per rinforzare le ossa e i denti nonché parte integrante degli acidi nucleici e della molecola dell’ATP, vera e propria centrale energetica della cellula, ed il Magnesio, che gioca un ruolo chiave nella trasmissione degli impulsi muscolari e nervosi. A questi si aggiunge il Ferro, necessario per l’ossidazione dei carboidrati, per la sintesi di alcuni ormoni e di alcuni neurotrasmettitori e per la formazione di emoglobina nei globuli rossi. Da non trascurare anche il Sodio e il Potassio, coinvolti nella contrazione muscolare, nella propagazione degli impulsi nervosi e nel mantenimento del bilancio idrico del corpo ed il Rame e lo Zinco, indispensabili all’attività di molti enzimi.
Le bietole contengono anche la vitamina A, fondamentale per la crescita e la differenziazione del tessuto epiteliale e per la sintesi di Rodopsina, importante pigmento implicato nella visione in bianco e nero, la vitamina C, prezioso antiossidante che protegge le molecole del corpo dai radicali liberi e, infine, alcune vitamine del gruppo B tra cui la B9, essenziale per la sintesi del DNA e per il normale sviluppo del midollo spinale, la B1, per la funzionalità del sistema nervoso, la B2, per il metabolismo dei carboidrati e delle proteine e la B3, necessaria per la respirazione cellulare e per inibire la sintesi del colesterolo.
La Nespola, il frutto dell’imbarazzo
Con il termine Nespola, si identificano i frutti di due diverse specie di piante appartenenti entrambe alla famiglia delle Rosaceae: la nespola comune e la nespola del Giappone.
Il motivo per cui condividono lo stesso nome è abbastanza oscuro, dal momento che sia le piante che i frutti prodotti sono estremamente differenti fra loro. Ma cerchiamo di analizzarli nel dettaglio.
Il nespolo comune, Mespilus germanica, è un albero di medie dimensioni coltivato in tutti i paesi a clima continentale. Al momento della fioritura produce moltissimi fiori bianchi che lo rendono estremamente gradevole da un punto di vista ornamentale.
I frutti, tondeggianti e di colore marrone chiaro, maturano a settembre e sono spesso ricoperti da una finissima peluria. Estremamente duri e legnosi hanno un sapore acido ed astringente che non li rende commestibili al momento della raccolta. Prima di essere consumati, infatti, devono per lungo tempo maturare all’interno di cassette di legno ricoperte di paglia che, a loro volta, devono essere poste in ambiente asciutto e ventilato. Mediante questa tecnica di “ammezzimento” le nespole si ammorbidiscono e virano di colore fino a raggiungere una tonalità molto scura. La polpa, inoltre, subisce una modificazione enzimatica che la rende più dolce ed aromatica. Ed è proprio la necessità di dover attendere qualche mese prima di poterle mangiare ad ispirare il prezioso detto: “Con il tempo e con la paglia maturano anche le nespole” che ci suggerisce l’importanza di avere pazienza e di saper aspettare per vedere i risultati.
Le prime coltivazioni del nespolo comune sono state rinvenute lungo le rive del Mar Caspio e risalgono al I millennio a.C. Estesosi poi in tutta l’Asia Minore, il nespolo raggiunse ben presto le coste della Grecia e dell’Italia. Da qui, grazie ai Romani si diffuse a tal punto in Europa, ed in particolar modo in Germania, che il medico e naturalista svedese Linneo (padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi) lo identificò proprio con il nome Mespilus germanica, ritenendolo, erroneamente, di origine tedesca.
Da un punto di vista nutrizionale bisogna innanzitutto sottolineare che tanto più il frutto è acerbo, tanto maggiore è la presenza di tannini, molecole dall’azione antinfiammatoria che, per la capacità di precipitare le proteine della saliva, donano alla nespola il suo caratteristico sapore astringente. Grazie alla maturazione, i tannini diminuiscono ed il frutto, più dolce e pastoso per la presenza di zuccheri, ha un’azione blandamente lassativa grazie anche ad una discreta quantità di fibre vegetali. Sono, inoltre presenti elettroliti, sali minerali quali Potassio (che regola il ricambio idrico del corpo e impedisce la disidratazione delle cellule), Magnesio (fondamentale per la contrazione muscolare), Fosforo e Calcio (necessari per la salute delle ossa e dei denti). Da non trascurare anche il contenuto in vitamine tra cui la Vitamina C(importante per rinforzare le difese immunitarie e per l’assorbimento del Ferro) ed alcune del gruppo B, in particolare la vitamina B3 (che partecipa al metabolismo dei nutrienti favorendo la trasformazione dei grassi e dei carboidrati in energia).
Simile da un punto di vista nutrizionale ma di aspetto estremamente diverso è il nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica), genere maggiormente conosciuto e commercializzato nel nostro paese. Originario dell’estremo Oriente, dove è molto diffuso sia come albero da frutto che come pianta ornamentale, è giunto in Europa solo alla fine del 1700 e da qui si rapidamente diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.
In Italia fu introdotto a scopo puramente decorativo nel 1812 nell’orto botanico di Napoli e, solo in seguito, si affermò anche per la produzione di frutti. L’habitat ideale di questa piccola pianta dalla chioma tondeggiante è rappresentato dalle regioni meridionali; la maggiore produzione, infatti, si registra in Sicilia ed, in particolare, nelle province di Palermo, Catania e Siracusa.
I frutti maturano in primavera e la raccolta si effettua quando assumono la piena e tipica colorazione arancione. Immediatamente commestibili, hanno forma tondeggiante e una sottile e liscia buccia esterna. La polpa è dolce e acidula al tempo stesso e racchiude al suo interno dei grossi semi legnosi avvolti da una membrana. Proprio per la loro presenza la parte edibile del frutto è appena del 66%. La ricchezza in acqua e le poche calorie, infine, rendono il nespolo del Giappone adatto anche a coloro che intendono seguire un regime alimentare ipocalorico.
Terminiamo, come sempre, con una curiosità: secondo antiche tradizioni orientali, questi piccoli ma deliziosi frutti provocano uno stato di “imbarazzo” in coloro che li assaggiano. Per la loro squisitezza, infatti, si è incerti se gustarli freschi appena raccolti o preparare, con la polpa, macedonie, marmellate o aromatici distillati.
Albicocca: frutto della bellezza
L’albicocca (Prunus armeniaca) è il frutto di una pianta antichissima che vanta più di 4000 anni di storia. Originaria della Cina nordorientale, si diffuse lentamente verso occidente attraverso le regioni centrali dell’Asia fino ad arrivare in Armenia (da cui prese il nome).
La sua scoperta si deve ad Alessandro Magno durante una delle sue innumerevoli spedizioni. Qualche secolo più tardi, circa nel 70-60 a.C., i Romani la introdussero in Italia ed in Grecia, anche se si deve agli arabi la sua vera diffusione nel bacino del Mediterraneo.
Questa saporita drupa dalla forma sferica è protetta da una sottile buccia vellutata di colore giallo-arancio. La polpa, lievemente acidula, è succosa e racchiude al suo interno un nocciolo legnoso che protegge il seme. Quest’ultimo è chiamato “armellina” e viene utilizzato in molte preparazioni dolciarie come essenza o come ingrediente per la realizzazione di amaretti, di sciroppi e di liquori. Al pari delle foglie e dei fiori dell’albicocco, anche il seme contiene un derivato dell’acido cianidrico che, ad alte dosi, risulta tossico per l’organismo. Se ne raccomanda, pertanto, un uso moderato.
Al momento dell’acquisto si devono scegliere frutti maturi ma al contempo sodi, con buccia liscia e senza ammaccature. Il colore deve essere vivo, intenso e privo di macchie scure. Una volta in frigorifero vanno consumati entro pochi giorni poiché sono facilmente deperibili. Proprio per la loro fragilità le albicocche vengono spesso essiccate e sciroppate. Altrettanto comuni sono i prodotti derivati tra i quali il succo, la marmellata e la gelatina, molto usata in pasticceria per spennellare torte e pasticcini.
Le varietà più diffuse e coltivate in Italia sono la Monaco, la Baracca, la Reale d’Imola, la Cafona, la Precoce Cremonini e la Boccuccia. Prediligono tutte climi caldi ed asciutti e vengono raccolte dai primi di maggio a metà luglio.
Da un punto di vista nutrizionale l’albicocca è un frutto altamente digeribile, ipocalorico, ricco di fibra solubile e con un indice di sazietà piuttosto elevato. Contiene notevoli quantità di potassio, fosforo, calcio, vitamina C e vitamine del gruppo B (importanti alleate contro l’astenia e la spossatezza). E’ il frutto che contiene le dosi più elevate di beta-carotene, sostanza estremamente importante in quanto utilizzata dall’organismo per la produzione di vitamina A, fondamentale per la vista, per la crescita delle ossa e dei denti nei bambini, per rinforzare il sistema immunitario e per proteggere dalle infezioni la pelle ed il rivestimento mucoso di gola, polmoni, stomaco e vie urinarie.
Rinforza, inoltre, le unghie e migliora l’aspetto di pelle e capelli tanto che, nella tradizione popolare, l’albicocca è stata sempre considerata il frutto della bellezza ed associata alla cura del corpo. La cosmesi naturale, infatti, offre numerosi consigli a riguardo. L’olio di albicocca ottenuto dal suo seme, ad esempio, è molto efficace per il trattamento delle smagliature e delle rughe, il succo del suo frutto è un ottimo tonico per il viso e la sua morbida polpa, infine, costituisce una preziosa maschera idratante.
Come rinunciare, dunque, a questo buonissimo frutto ricco di qualità?