Mirtilli
Frutto tipico del sottobosco, il mirtillo cresce spontaneo in fitte macchie tappezzando i terreni silicei e ricchi di humus dei boschi alpini ed appenninici. Appartenente alla famiglia delle Ericacee, la pianta di mirtillo è un piccolo arbusto alto circa 60 centimetri che fiorisce in primavera ed i cui frutti si raccolgono in agosto.
Si distinguono differenti specie tra le quali il “mirtillo nero”, il “rosso” ed il “blu” che crescono spontanei in Europa, il “gigante americano” originario del Nord America e quello “australe”. Secondo alcune recenti ricerche effettuate negli Stati Uniti, queste piccole ma preziose bacche sono dotate di un enorme potere antiossidante, in grado di prevenire patologie cardiovascolari e di ritardare il naturale processo di invecchiamento cellulare. A tale riguardo i principali responsabili sono gli antocianosidi, sostanze appartenenti alla famiglia dei bioflanoidi.
Al mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), in particolare, vengono riconosciute il maggior numero di proprietà benefiche per l’organismo umano. I principi attivi in esso contenuto lo rendono, oltre che un prezioso alleato per contrastare i danni provocati dai radicali liberi, anche un ottimo aiuto per i problemi alla vista. Nello specifico sono di estrema importanza i gia citati antocianosidi che, modulando l’attività di determinati enzimi, attivano la rigenerazione di alcuni pigmenti retinici tra i quali la rodopsina. In questo modo favoriscono l’adattamento degli occhi al buio aumentando l’acuità visiva durante la visione crepuscolare e notturna. L’efficacia del mirtillo nelle affezioni della vista è balzata all’attenzione medica solo durante la seconda guerra mondiale in seguito ad accertamenti sanitari effettuati su alcuni aviatori della RAF, la Royal Air Force britannica. Si osservò, infatti, che i piloti anglosassoni, grandi consumatori di marmellata di mirtilli, possedevano una miglior capacità visiva notturna rispetto ai colleghi delle altre aeronautiche militari.
Diversi studi clinici hanno confermato, inoltre, come gli stessi antocianosidi siano in grado di ottimizzare la microcircolazione esercitando un’azione protettiva nei confronti delle pareti dei vasi sanguigni. In questo modo contribuiscono a diminuire la fragilità capillare e a migliorare il deflusso venoso. Da non trascurare anche la presenza di eterosidi flavonoidici, dall’azione angioprotettiva, utili nel trattamento dei disturbi vascolari periferici.
Ma non finisce qui. I frutti del mirtillo contengono diversi acidi organici tra i quali l’acido citrico (usato come rimedio metabolico per abbassare l’acidità dell’organismo) e l’acido cinnamico (utilizzato nell’industria alimentare per la sintesi di aromi), tannini (dalle proprietà astringenti, antibatteriche e antifungine), pectine (polisaccaridi che rendono croccanti i frutti) e le vitamine A, C ed alcune del gruppo B.
Incredibile ma vero quindi! Nonostante le piccole dimensioni questi colorati frutti tondi sono vere e proprie bacche portentose rappresentando non solo un naturale nutrimento per gli occhi, ma anche un eccellente supporto sia per i disturbi circolatori che per quelli intestinali.
Frutti di bosco
Lamponi, mirtilli, more, ribes e fragoline di bosco sono frutti a bacca di piccole dimensioni che nascono e crescono spontanei nei boschi del dorsale appenninico sia a quote collinari che montane e che vengono unitamente definiti frutti di bosco.
Nonostante la facile reperibilità questi colorati frutti non hanno mai occupato un posto di rilievo nella storia della cucina tradizionale. Gli unici riferimenti alle loro caratteristiche nutrizionali si ritrovano per lo più in trattati di medicina relativi alle proprietà benefiche degli alimenti, come in quello del 1583 redatto da Baldassarre Pisanelli, illustre medico e docente di medicina bolognese. Ad oggi la moderna bibliografia ritiene i frutti di bosco essenziali per una corretta alimentazione. Al mirtillo e al suo eccezionale potere antiossidante ed antibatterico ho riservato un intero articolo. Non mi resta, pertanto, che analizzare nel dettaglio gli altri componenti di questo gruppo.
Mora (Rubus ulmifolius)
Tra tutti i frutti di bosco la mora è senz’altro quella di più facile coltivazione: ne è segno la diffusione allo stato spontaneo in quasi tutta la penisola. Si distinguono la mora di rovo, che può essere rossa e nera, e quella di gelso, dal colore rosso, le cui foglie rappresentano un ottimo nutrimento per il baco da seta.
La mora è un frutto estremamente delicato: matura nei mesi estivi e va mangiato appena colto poiché difficile da conservare. Profumato e succulento è ricco di vitamina A (utile per migliorare la visione notturna e per proteggere dalle infezioni la pelle ed il rivestimento mucoso della gola, dei polmoni, dello stomaco e delle vie urinarie), C (indispensabile all’organismo per prevenire i danni provocati dai radicali liberi) e acido folico (essenziale allo sviluppo del sistema nervoso e del midollo osseo). Contiene, inoltre, fibre, efficaci nel migliorare la funzionalità intestinale, potassio, che regola il ricambio idrico del corpo, calcio, per la formazione delle ossa e dei denti e magnesio, che oltre ad essere fondamentale per la buona salute delle cellule, favorisce l’assorbimento degli altri minerali.
Ribes
Questo frutto è costituito da piccole bacche unite in grappoli dal sapore dolce e acidulo al tempo stesso. Esistono tre specie principali di ribes: quello rosso (Ribes rubrum), quello nero (Ribes nigrum) e l’uva spina (Ribes grossularia), dal colore giallo, verde o violetto. Le prime due varietà sono le più diffuse in Italia e contengono una buona quantità di vitamina C, potassio, ferro ed acidi organici, molecole fondamentali per l’organismo per neutralizzare acidi di diversa origine che si formano durante numerosi stati morbosi. Il ribes viene, infatti, utilizzato soprattutto per le sue proprietà antinfiammatorie, diuretiche e depurative.
Lampone (Rubus idaeus)
Piuttosto comune nei boschi dell’Europa e dell’Asia, dove cresce allo stato spontaneo, il lampone viene coltivato nelle regioni temperate per i suoi gustosi e profumatissimi frutti. Di colore rosso, giallo o nero, matura tra metà giugno e fine settembre.
Tra tutti i frutti di bosco, i lamponi sono considerati, da un punto di vista nutrizionale, quelli sicuramente più completi per il contenuto in fibre, vitamine e minerali.
Sono, infatti, utilizzati in fitoterapia per le loro proprietà antiossidanti, dovute alla presenza di vitamina C, ricostituenti, grazie al complesso di vitamine del gruppo B fondamentali contro l’astenia, astringenti ed antinfiammatorie: l’infuso di foglie è utile in presenza di stomatiti, disturbi intestinali ed irritazioni della gola. Da non trascurare anche il contenuto di potassio, indispensabile per il bilancio idrico del corpo, di calcio, che rinforza la struttura scheletrica dell’organismo, di fosforo, indispensabile nei processi di produzione di energia e per stimolare le contrazioni muscolari ed, infine, di magnesio, che interviene nel metabolismo dei carboidrati e delle proteine.
Fragolina di bosco (Fragaria vesca)
Anche se alle fragole ho già parlato, meritano, comunque, una breve menzione quelle di bosco, sicuramente uno dei piccoli frutti più rinomati.
Se ne conoscono diverse sottospecie: la Fragaria vesca semperflorens, chiamata fragola delle Alpi o fragola delle quattro stagioni, di colore rosso chiaro o bianco, la Fragaria vesca sativa, detta fragola di Germania, di colore rosso cupo e sapore muschiato e la Fragaria vesca viridis, detta fragola della collina o fragola stellata, con frutti di colore rosso scuro e tipica delle zone collinari. Queste varietà crescono spontanee nel sottobosco e sono caratterizzate da un intenso ed aromatico profumo. Contengono una elevata quantità di vitamina C (superiore a quelle contenuta nelle arance), Potassio, Calcio, Magnesio e Ferro, necessario per la sintesi di emoglobina (proteina che permette il trasporto dell’ossigeno nel sangue e la sua cessione ai vari tessuti).
Conclusa la rassegna dei principali frutti del sottobosco che crescono spontanei in Italia, non ci resta che continuare a prenderci cura di noi approfittando dei molteplici benefici che questi piccoli e colorati frutti ci donano generosamente.
Le banane
Le banane sono tra i frutti più consumati al mondo. La pianta di banano appartiene alla famiglia delle Musaceae ed è caratterizzata da ampie foglie e da fusti alti fino ad 8 metri.
Recenti prove archeologiche e paleoambientali, effettuate in Papua Nuova Guinea, fanno risalire la coltivazione della banana al 5000 a.C. Ad oggi, tuttavia, diverse specie crescono ancora spontanee sia in Nuova Guinea, che in Malesia, in Indonesia e nelle Filippine.
Secondo i dati forniti dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, il maggior produttore mondiale di banane è l’India, seguita da Brasile, Ecuador, Cina e Filippine, mentre i maggiori esportatori sono l’Ecuador ed il Costa Rica. In passato questi paesi venivano, infatti, chiamati repubbliche delle banane o, in inglese, “banana republic” poiché la loro economia dipendeva interamente dal commercio di questo frutto.
Le banane crescono vicine le une alle altre, formando grappoli detti “caschi”. Di forma oblunga ed arcuata, sono caratterizzati da una buccia esterna e dalla bianca ed aromatica polpa interna. Il sapore e la consistenza delle banane sono influenzati dalla temperatura in cui crescono e dal grado di maturazione. I frutti esposti ad alte temperature e a lunghi tempi di maturazione sono più dolci e morbidi rispetto a quelli cresciuti in ambiente maggiormente fresco e ventilato. Il grado di maturazione è facilmente intuibile osservando il colore della buccia e della polpa. Esso tende al verde nei frutti acerbi, al giallo scuro con piccole chiazze marroni (corrispondenti ad accumuli di zuccheri) in quelli molto maturi, al giallo acceso in quelli pronti da gustare. Le varietà dolci, maggiormente consumate nei paesi temperati, sono la Musa acuminata e la Musa paradisiaca, mentre quella di maggior diffusione in ambito commerciale è la Cavendish.
Da un punto di vista nutrizionale, le banane contengono circa il 75% di acqua, il 23% di carboidrati, l’1% di proteine, lo 0,3% di grassi e il 2,6% di fibra alimentare (questi valori, tuttavia, variano a seconda delle diverse coltivazioni di banane, del grado di maturazione e delle condizioni di crescita). La polpa è ricca di vitamine A, B1, B2, B6, C, PP e piccole quantità di E che, nell’insieme, contribuiscono a mantenere elastica la pelle, a stimolare le difese immunitarie e a favorire il metabolismo delle proteine. Nella banana abbondano, inoltre, i sali minerali quali il Calcio, il Fosforo, il Ferro e soprattutto il Potassio, indispensabile per il funzionamento del sistema cardiovascolare e per favorire la diuresi. Per quanto riguarda l’apporto calorico, una banana di medie dimensioni fornisce circa 85 kcal che la rendono, contrariamente al pensiero comune, adatta ad essere consumata anche durante regimi alimentari ipocalorici.
Infine una curiosità: in alcune regioni del sud-est asiatico, quali Malesia e Singapore, il termine banana viene usato in senso dispregiativo per indicare una persona di origine cinese che non conosce bene la propria cultura e che parla l’inglese più fluentemente del mandarino o di qualunque altro dialetto locale. Il riferimento è dovuto proprio alla somiglianza con il frutto: “giallo fuori e bianco dentro”.
Ananas
L’ananas (Ananas comosus), re della frutta tropicale, è l’omonimo frutto di una pianta esotica perenne appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae. Si presenta come una grossa pigna ovale sormontata da un ciuffo di foglie verde scuro e rivestita esternamente da una scorza giallastra formata da numerose placchette fuse tra loro. All’interno la polpa è di colore giallo e al centro è presente un fusto fibroso non commestibile. Il succo, dal caratteristico profumo, ha un sapore leggermente acidulo ma gradevole al gusto.
Originario del Centro e del Sud America, fu solo con la scoperta del Nuovo Mondo che la sua coltivazione si diffuse negli altri continenti a clima tropicale, diventando, così, uno dei frutti più conosciuti ed amati. Attualmente i maggiori produttori sono Brasile, Costa Rica, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Nigeria e Camerun. Da questi paesi vengono esportati i frutti non solo per scopi alimentari, ma anche ornamentali. Con le foglie, infatti, si producono diverse fibre impiegate per la fabbricazione di cordami e tessuti. Le varietà di ananas più conosciute sono la Smooth Cayenne, la Queen Victoria e la Extra Sweet.
Se si vuole acquistare un frutto fresco e ben maturo bisogna controllare che la scorza sia di colore oro, senza tagli o ammaccature.
Da un punto di vista nutrizionale l’ananas è unanimemente considerato un frutto salutare, digeribile e nutriente. Con appena 40 kcal ogni 100 grammi di peso e circa il 90% di acqua è un alimento particolarmente indicato nei regimi dietetici ipocalorici. Contiene diverse vitamine tra cui la A, che aiuta a migliorare la visione notturna, la pelle e i capelli, alcune del gruppo B, indispensabili per combattere l’astenia e la C, che protegge le cellule e previene i danni provocati dai radicali liberi. Al suo interno sono presenti anche minerali come il Calcio, il Fosforo e il Magnesio, utili alle ossa e ai denti ed il Potassio, indispensabile per regolare il ricambio idrico del corpo. L’azione diuretica e drenante di questo frutto è anche riconducibile alla presenza di acidi organici quali il citrico, il malico e l’ossalico.
Una peculiarità di questo frutto è, infine, la presenza di Bromelina, un enzima proteolitico (capace, cioè, di degradare le proteine in amminoacidi) dall’azione digestiva e dalle proprietà antinfiammatorie ed antiedematose.
Infine, qualche curiosità.
Al Museo Nazionale Romano è conservato un pavimento a mosaico risalente tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. Al centro è presente un motivo geometrico raffigurante un cesto di frutta, in cui spicca, inspiegabilmente, un ananas che sarebbe giunto in Europa, come anticipato, solo dopo i viaggi di Cristoforo Colombo.
Infine per secoli l’ananas ha rappresentato anche il simbolo dell’ospitalità: all’epoca delle prime spedizioni coloniali verso le Americhe, gli indigeni erano soliti, infatti, accogliere i visitatori appendendo un ananas all’ingresso delle proprie abitazioni in segno di benvenuto. Al ritorno a casa, i colonizzatori hanno, a loro volta, mantenuto questa usanza come gesto d’invito per i propri vicini di casa.