La patata
La patata (Solanum tuberosum) è il tubero più utilizzato come alimento nel nostro paese e si contraddistingue per essere un cibo particolarmente versatile e popolare. Nel corso degli anni ha infatti giocato, e gioca tuttora, un ruolo determinante nella diversificazione della dieta di molti paesi.
Originaria delle lontane Ande peruviane, ove si trovano le più antiche testimonianze della sua coltivazione, la patata è stata essenziale per l’alimentazione dei nativi, integrando e arricchendo la loro dieta con vitamine, minerali e proteine di alta qualità. Nel XVI secolo, in seguito all’invasione spagnola per la conquista dell’impero Inca, la pianta della patata si è diffusa dapprima in Europa e, successivamente, in tutto il mondo. Ad oggi è coltivata in circa 100 paesi di tutti i cinque continenti e, in termini di produzione, è la quarta coltura più importante al mondo.
Da un punto di vista prettamente dietetico, il valore nutritivo di un pasto contenente le patate dipende, in primis, dagli alimenti con cui vengono servite e, secondariamente, dalle modalità di preparazione. Da sole, pur essendo un’ottima fonte di energia, le patate non forniscono un elevato apporto calorico ed il senso di sazietà che ne deriva dal mangiarle può, anche ai più golosi, facilitare il controllo del peso corporeo.
La caratteristica principale di questo prezioso tubero è l’elevato quantitativo in esso di un fondamentale carboidrato complesso: l’amido.
Dal momento che gli esseri umani non sono in grado di digerire l’amido crudo, è necessario cuocere le patate prima di procedere al loro consumo. Occorre, tuttavia, ricordare che ogni metodo di cottura ne altera la composizione e che sarebbe, quindi, preferibile, cucinarle con la buccia (sia che si preparino al vapore, bollite o al forno) per prevenire e limitare la perdita dei suoi importanti nutrienti.
Il vantaggio dell’amido è quello di essere assorbito lentamente, provocando un minore innalzamento della glicemia rispetto all’assunzione di zuccheri semplici. Dopo l’ingestione, infatti, esso viene demolito in composti sempre più semplici fino ad ottenere il glucosio che rappresenta lo zucchero immediatamente utilizzabile dall’organismo per svolgere al meglio le attività muscolari e cerebrali a cui siamo chiamati tutti i giorni, garantendo anche il corretto metabolismo degli altri principi nutritivi.
Oltre all’amido, la patata è ricca di numerosi micronutrienti, in particolare di potassio, fosforo e vitamina C. Quest’ultima, come noto, è una importante alleata del nostro organismo e, tra le essenziali funzioni biologiche che spiega, esercita una indispensabile azione antiossidante contro i radicali liberi e promuove l’assorbimento e l’utilizzazione del ferro a sua volta moderatamente presente nelle patate.
I dati forniti dal dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti, secondo mercato di riferimento per il consumo pro-capite di patate dopo l’Europa, hanno evidenziato che un etto di patate bollite e sbucciate contiene il 77% di acqua, oltre a fibre e proteine. Per contro, la stessa quantità fornisce un bassissimo apporto di grassi, tale da sviluppare, in uno agli altri elementi presenti nel tubero, circa 87 Kcal.
Alla luce delle sue caratteristiche, la patata è un nutriente essenziale che dovrebbe sempre accompagnare la nostra alimentazione e rappresenta un importante tassello della amata e decantata dieta mediterranea.
Topinambur
Come sempre accade in questo periodo, ci avviciniamo alla notte di San Silvestro carichi di buoni propositi per l’anno nuovo. Accanto all’amore, all’amicizia e alla realizzazione sul lavoro un aspetto sicuramente di primaria importanza per tutti noi è quello di mantenersi in forma e, soprattutto, in salute.
Ed allora via alle diete dimagranti e disintossicanti per correre ai ripari dopo le abbuffate natalizie. Ma perché aspettare il nuovo anno e non cominciare fin d’ora ad alimentarci con cibi sani e nutrienti?
A tale proposito, se già da qualche settimana girando per il reparto frutta e verdura del supermercato vi siete imbattuti in strani cartelli con la scritta “topinambur” non tirate dritto. Fermatevi e compratene uno. Il topinambur (Helianthus tuberosus), infatti, altro non è che un tubero di stagione, noto anche come patata americana, patata del Canada o tartufo di canna. Originario delle praterie occidentali del Nord America, dove i Nativi lo consumavano per le sue preziose proprietà nutrizionali, si è diffuso in Europa in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo ad opera di Cristoforo Colombo.
In Italia lo si ritrova principalmente al Nord dove, oltre a crescere spontaneo, viene coltivato a scopo ornamentale ed alimentare. Altamente nutriente, può essere considerato un vero e proprio integratore per il benessere del nostro organismo. Accanto all’elevato contenuto di acqua (80%) e alle scarse calorie, è costituito da glucidi (15-20%), protidi (2%) e da vitamine quali la A, indispensabile per il meccanismo della visione notturna e per la riproduzione cellulare ed alcune del gruppo B, indicate negli stati di debilitazione generale. Sono, inoltre, presenti minerali come il Ferro, il Potassio, il Magnesio ed il Fosforo ed alcuni amminoacidi tra cui l’Asparagina, necessaria al metabolismo dell’alcool e l’Arginina, fondamentale per il mantenimento dell’omeostasi, ossia della stabilità interna del nostro organismo.
Ma l’aspetto sicuramente più rilevante è la presenza di Inulina, un polisaccaride dalle interessanti proprietà. La sua assunzione favorisce, infatti, il riequilibrio della flora batterica intestinale stimolando, da un lato, l’aumento di Bifidobatteri e di Lattobacilli, importanti per una corretta digestione e per la salute del colon, dall’altro la contemporanea e massiccia diminuzione del numero dei batteri ritenuti nocivi. Essendo, inoltre, costituita dalla condensazione di molecole di fruttosio, zucchero dall’elevato potere dolcificante che vanta la proprietà di essere assorbito dall’organismo senza pesare sull’attività del pancreas, l’inulina risulta essere una fondamentale riserva di carboidrati indipendentemente dalla secrezione di insulina da parte dell’organismo. Questo aspetto rende il topinambur indicato anche a colore che metabolizzano ed utilizzano male il glucosio. L’Inulina, infine, se utilizzata come fibra alimentare, favorisce la peristalsi intestinale.
Esistono due diverse varietà di topinambur: quella bordeaux, maggiormente diffusa e presente sul mercato da ottobre ad aprile circa e quella bianca precoce, reperibile già da fine agosto. Entrambe possono essere consumate sia cotte che crude ed hanno un sapore molto simile a quello del carciofo.
Quindi per fare un riassunto il topinambur può essere utilizzato per riequilibrare la flora batterica intestinale e per la stitichezza, per la cattiva digestione e per il controllo dello zucchero ematico.
Vi pare poco?
Il melone
Il melone (Cucumis melo) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee. Nonostante le origini incerte (secondo alcuni autori proviene dall’Asia, secondo altri dall’Africa), le prime prove circa la sua coltivazione sono state rinvenute in Egitto e risalgono al V secolo a.C.
Grazie ai primi scambi commerciali intrapresi nel bacino del Mediterraneo questa coltura giunse nel nostro paese intorno al I secolo a.C. e si diffuse molto rapidamente. Durante l’Impero Romano era talmente apprezzata dalla popolazione che l’Imperatore Diocleziano, per arricchire le casse dello Stato, emise un apposito editto per tassare gli esemplari di peso superiore ai 200 grammi.
I meloni sono, infatti, frutti voluminosi dal peso di circa 1-2 kg e dalla forma ovale o tondeggiante. La buccia esterna protegge la polpa succosa e profumata che, a sua volta, racchiude al suo interno numerosi semi piatti.
I meloni si suddividono in due grandi gruppi: i meloni estivi, presenti sul mercato nel periodo compreso tra giugno ed agosto e quelli invernali, acquistabili in agosto ed in settembre. Questi ultimi hanno la polpa bianca, la buccia liscia e sottile e sono caratterizzati da una elevata capacità di conservazione. Al primo gruppo, invece, appartengono i meloni dalla polpa giallo-arancione tra i quali si distinguono i Retati (o Reticulatus), dalla buccia sottile e corrugata a formare una specie di reticolo, e i Cantalupo (o Cantaloupensis), con buccia spessa e caratterizzata da profondi solchi longitudinali.
Il melone non è solo uno dei frutti più gustosi dell’estate ma è anche ricco di proprietà benefiche. Accanto all’elevato contenuto di acqua, che ne esalta il potere dissetante e aiuta a prevenire la disidratazione, questo gustoso frutto è una formidabile riserva di vitamine e di sali minerali. L’alta presenza di beta-carotene, precursore della vitamina A, oltre a stimolare la produzione di melanina, rende il melone un prezioso alleato per la vista. Da non trascurare anche il contenuto di vitamina C importante per potenziare il sistema immunitario (grazie alla sua azione antiossidante), per la sintesi del collagene e per l’assorbimento e l’utilizzazione del Ferro. Sono, infine, presenti il Potassio, indispensabile per combattere la ritenzione idrica e assicurare un buon ricambio idrico del corpo, il Calcio, per la crescita delle ossa e dei denti ed il Fosforo, che stimola l’attività cerebrale.
Tutte queste proprietà hanno contribuito al successo di questo frutto fin dal passato tanto che lo scrittore francese Alexandre Dumas chiese (ed ottenne, fino alla sua morte nel 1870) alla biblioteca della città di Cavaillon, rinomata per la produzione di meloni, una rendita vitalizia di 12 meloni annui in cambio delle sue opere (circa 400 volumi). In suo onore, in seguito, venne istituita la Confraternita dei Cavalieri dei meloni di Cavaillon.
Anticamente, infine, il melone veniva considerato simbolo di fecondità, forse per la presenza dei numerosissimi semi. Ma proprio per la sua incontrollata capacità generatrice, opposta alla ragione e all’intelligenza era, al contempo, associato al concetto di sciocco e goffo. Infatti uno stolto veniva chiamato mellone e una scemenza mellonaggine.
La pesca
Originario della Cina, dove fin dal 2000 a.C. è considerato un simbolo d’immortalità, il pesco è un albero dagli splendidi fiori e dai gustosi frutti: le pesche.
Grazie al commercio dei mercanti giunsero in Persia, paese dal quale deriva il nome della specie (Prunus persica) e, successivamente, in seguito alle conquiste di Alessandro Magno, si diffusero in tutto il bacino del Mediterraneo.
Di forma rotondeggiante e divisa da un solco longitudinale, la pesca è protetta da una sottile buccia esterna. All’interno la profumata polpa carnosa contiene il nocciolo che a sua volta racchiude il seme.
Quest’ultimo, al pari delle foglie e dei fiori del pesco, presenta una sostanza chimica che libera acido cianidrico ed è, pertanto, velenoso e non edibile.
Esistono molte varietà di pesche distinguibili innanzitutto in relazione alla buccia, che può essere vellutata oppure glabra, come nel caso delle pesche “Nettarine” o “Pesche Noci”. Una ulteriore differenziazione può essere fatta anche in base alla distanza della polpa dal nocciolo: nelle pesche “spiccagnole” la polpa è aderente, mentre nelle “duracine” è staccata dal nocciolo. Infine, se ne individuano diverse varietà anche in riferimento alla polpa: vi sono le pesche “gialle”, succose e profumate e le “bianche”, dalla polpa chiara e filamentosa. Da non trascurare anche la “Percoca”, utilizzata principalmente nell’industria conserviera, la “Merendella” dalla pelle liscia e di colore bianco-verde diffusa in Calabria, e la “Saturnina” dalla forma schiacciata e dal sapore intenso.
Oltre ad essere un piacere per il palato, la polpa succosa della pesca vanta numerose proprietà nutritizie. L’elevata percentuale di acqua (circa il 90%) in essa contenuta la rende estremamente dissetante ed ideale nel periodo estivo per far fronte alla perdita di liquidi che avviene con la sudorazione. Sono di fondamentale importanza anche gli oligoelementi presenti tra i quali spiccano il Potassio, che regola il ricambio idrico del corpo e impedisce la disidratazione delle cellule, il Magnesio, importante per favorire l’assorbimento degli altri minerali e della vitamina C, il Fosforo e il Calcio, indispensabili per la formazione delle ossa e dei denti. Va, inoltre, sottolineato che una pesca soddisfa da sola circa il 10% del fabbisogno giornaliero di vitamina C utile per difendere il nostro corpo dall’attacco dei radicali liberi e per consolidare le ossa. E’ presente anche il β-carotene che, trasformandosi nell’organismo in vitamina A, protegge i tessuti e la vista. Infine la presenza di alcune vitamine del gruppo B, rende la pesca un frutto nutriente ed energetico.
Non va dimenticato l’impiego delle pesche nella cosmesi. Il succo fresco è un eccellente tonico per il corpo mentre dalla polpa frullata con l’aggiunta di panna liquida si ottiene un’idratante maschera per il viso.
Infine una curiosità: il dio egiziano Arpocrate, protettore degli infanti, considerava la pesca un frutto sacro, probabilmente per la somiglianza della sua buccia vellutata alla morbida pelle delle guance dei bambini.