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Il Limone o Citrus limon (L.) Burm.

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Tutto l'anno  //  No Comments

Limone - Nutrizionista Bologna Dott.ssa Serena Tassinari Il Limone [Citrus limon (L.) Burm.] è il frutto dell’omonimo albero appartenente alla famiglia delle Rutaceae.

Originario dell’Estremo Oriente, giunse in Europa nel I secolo a.C. Tipico dei climi caldi e poco ventosi, i maggiori produttori mondiali sono l’India, il Messico, l’Argentina ed il Brasile. In Italia è coltivato principalmente in Sicilia, Calabria e Campania.

Di forma sferica od ovale, i limoni sono protetti esternamente dalla scorza, ricca di oli essenziali, che racchiude al suo interno una aspra e succosa polpa divisa in spicchi.

Se ne conoscono innumerevoli varietà che si differenziano principalmente per l’aspetto esteriore come, ad esempio, lo spessore e la ruvidità della buccia, ma anche per il grado di acidità del succo e la presenza o meno di semi all’ interno. Le varietà più diffuse nel nostro paese provengono sia da coltivazioni locali che estere e sono il Monachello, l’Interdonato, il Femminello, l’Eureka, il Genoa, il Lisbon, il Verna, il Masero e il Karystini. Meno noti, perché facilmente deteriorabili, sono il limone dolce e quello rosso, che possono essere consumati come frutta fresca per il sapore meno aspro dei loro spicchi.

Una delle caratteristiche distintive della pianta del limone è la sua capacità di fiorire più volte in un anno. Le fioriture principali avvengono all’inizio della primavera, da cui derivano i gialli limoni invernali, detti primofiore, ed in tarda estate, da cui si ottengono frutti di colore verde, i verdelli, dalla buccia sottile e dalla polpa particolarmente succosa. Se alla capacità rifiorente della pianta del limone si aggiunge quella dei frutti di giungere a maturazione anche in momenti successivi alla raccolta, si riesce facilmente a comprendere il motivo per cui siano reperibili tutto l’anno in qualsiasi negozio di frutta e verdura.

Dal punto di vista nutrizionale i limoni contengono elettroliti e sali minerali quali:

  • Sodio e Potassio che agiscono, rispettivamente, nei liquidi extracellulari ed intracellulari del corpo regolando l’equilibrio acido-base, il mantenimento della pressione osmotica ed il bilancio idrico del nostro organismo
  • Calcio e Fosforo, costituenti essenziali delle ossa e dei denti
  • Ferro, fondamentale nei processi respiratori cellulari in quanto componente dell’emoglobina (la proteina che trasporta l’ossigeno nel sangue).

Al pari degli altri agrumi sono presenti anche le vitamine:

  • B1 importante nel metabolismo dei glucidi
  • B2 essenziale per la salute del cavo orale e dei capelli
  • B3 importante per l’integrità della cute, del tratto gastroenterico e del sistema nervoso
  • Infine la vitamina C di supporto al sistema immunitario

Da non trascurare anche il contenuto di acido citrico che, oltre a conferire ai limoni il loro caratteristico sapore aspro, svolge un’azione antiossidante proteggendo la funzionalità e l’integrità delle nostre cellule.

A rendere il limone uno degli agrumi più conosciuti e versatili al mondo sono, però, i suoi numerosi usi in cucina. Accanto al suo utilizzo come condimento per insaporire i cibi o come ingrediente principale per la produzione di bevande, quali la limonata e il limoncello, il limone viene anche impiegato nell’industria dolciaria per la preparazione di canditi e in cosmesi per l’estrazione del profumatissimo olio essenziale. Infine un pratico consiglio tramandatoci dalle nostre nonne: per bloccare l’azione nociva di diverse sostanze sprigionate da alcuni alimenti durante la cottura è buona norma spremere qualche goccia di limone sui cibi appena cotti.

Il Pompelmo o Citrus Paradisi

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Inverno  //  No Comments

Il Pompelmo o Citrus Paradisi - Nutrizionista Bologna - Dott.ssa Serena Tassinari Il pompelmo (Citrus paradisi) è il frutto dell’omonimo albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Rutaceae.

Originato, anticamente, dall’ unione del pomelo con l’arancio dolce, è uno degli agrumi più dissetanti.

Di grosse dimensioni, ogni singolo frutto può pesare in media fra i 200 e i 500 grammi e avere un diametro di dodici-quindici centimetri, presenta forma sferica leggermente schiacciata ai poli.

 

La buccia esterna, liscia o lievemente grinzosa, è ricca di oli essenziali ed è rivestita internamente da una spessa pellicola bianca denominata “albedo” che protegge la succosa e tenere polpa, caratterizzata da un sapore aspro ed amarognolo.

Nonostante il frutto raggiunga la maturazione a fine ottobre, quando il colore della buccia è ancora piuttosto verde, può essere colto dall’albero anche fino alla fine del maggio successivo quando il colore esterno diventa dorato e la polpa interna più dolce. In base al periodo di maturazione, infatti, i pompelmi si distinguono in precoci, di mezza stagione e tardivi. Altre classificazioni vengono fatte in base alla presenza o meno di semi al loro interno ed al colore della polpa.

Accanto al più noto pompelmo a polpa gialla, infatti, negli ultimi anni sta sempre assumendo maggiore importanza il pompelmo rosa, ottenuto incrociando il giallo con l’arancia rossa della varietà Moro. Questo recente ibrido dalla polpa pigmentata, ha buccia più sottile e gusto un po’ meno amaro grazie ad un maggior quantitativo di fruttosio al suo interno.

Di origini incerte, secondo alcuni storici il pompelmo proviene dall’America Centrale, e precisamente dalle isole Barbados, secondo altri dall’Asia, al pari dei suoi antenati del genere Citrus. La sua larga diffusione nel bacino del Mediterraneo fa propendere per questa seconda ipotesi in quanto, attraverso la Via della Seta, può essere giunto in Europa assieme all’arancio dolce. Nel Vecchio Continente, tuttavia, è stato a lungo utilizzato unicamente come pianta ornamentale e solo nel corso del XIX secolo ne sono state apprezzate le virtù.

Attualmente i maggiori produttori mondiali di pompelmo sono Israele, Stati Uniti (con Florida e Texas) e Africa del Sud, mentre in Italia le coltivazioni si concentrano per lo più in Sicilia ed in Calabria. Descritto per la prima volta nel 1750 nel libro “La storia naturale delle Barbados”, in cui veniva definito una delle sette meraviglie dell’isola per la bellezza dei fiori e la bontà dei frutti, è stato paragonato al pomo proibito dell’Eden e battezzato “Citrus paradisi”, nome che ancora oggi lo identifica in botanica. Ma il frutto del paradiso si è rivelato essere anche l’agrume della salute.

Dal punto di vista nutrizionale, infatti, il pompelmo è ricco di fibre, utili per favorire il transito intestinale, e di vitamine tra cui la A, indispensabile per la vista e per la riproduzione e la vitalità di tutte le cellule epiteliali che rivestono l’esterno e l’interno del corpo, la B1 e la B3, necessarie per il buon funzionamento del sistema nervoso, la B2, essenziale per il trofismo e la riparazione dei tessuti, soprattutto quelli del sistema nervoso centrale e periferico, ed, infine, la C, fondamentale per contrastare i radicali liberi, per la sintesi del collagene e per l’assorbimento e l’utilizzazione del Ferro.

Sono, inoltre, presenti alcuni flavonoidi, sostanze dall’azione antiossidante, la fenilalanina, un amminoacido essenziale che prende parte a tutti i processi metabolici del nostro organismo, e numerosi sali minerali tra cui il Potassio, che interviene nel bilancio idrico del corpo, il Calcio e il Fosforo, elementi strutturali di ossa e denti, il Magnesio, responsabile di molti basilari processi tra cui la trasmissione degli impulsi muscolari e nervosi, ed il Ferro che, come costituente dell’emoglobina, facilita il trasporto dell’ossigeno nel sangue.

Da non sottovalutare, anche, il ruolo antibatterico che, negli ultimi anni, è stato attribuito all’estratto ottenuto dai semi di questo frutto. A partire dagli anni Ottanta, infatti, numerosi studi hanno confermato la presenza all’interno dei semi di pompelmo di sostanze, i già citati flavonoidi, che agiscono come veri e propri antibiotici naturali. Ulteriori ricerche condotte in campo farmacologico, inoltre, hanno messo in evidenza che la bergamottina, una sostanza contenuta nel succo, interferisce con il metabolismo di alcuni farmaci mediante inibizione di un complesso di enzimi responsabili della loro elaborazione da parte del fegato. E’ dunque consigliabile, se si stanno intraprendendo terapie farmacologiche, richiedere il parere del medico.

Infine una curiosità. Come accennato, il pompelmo è un ibrido derivante dall’unione dell’arancio dolce con il pomelo, un agrume di circa otto chilogrammi poco conosciuto in Italia. Grazie a questo gigantesco progenitore anche il pompelmo può raggiungere grosse dimensioni fino a sfiorare addirittura i due chili di peso.

LEGGI ANCHE IL MIO ARTICOLO SUI MANDARINI

La mela: il frutto per eccellenza

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Inverno  //  No Comments

La storia è ricca di leggende e racconti sulla mela, uno dei frutti più conosciuti e diffusi sulle nostre tavole. Secondo la tradizione biblica fu proprio la mela, frutto dell’ albero della conoscenza del bene e del male, a far cadere in tentazione Adamo ed Eva che, mangiandola, diedero origine al peccato.

Anche se questo racconto è sicuramente il più noto, nel corso dei secoli la mela ha perso la sua accezione negativa per far posto ai più svariati aneddoti. Come quello riguardante il leggendario eroe svizzero Guglielmo Tell, vissuto tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo d.C. che, colpendo con una freccia una mela posta sulla testa del figlio, riuscì a salvarsi la vita.

Da non trascurare anche gli studi effettuati nella seconda metà del 1600 da Isaac Newton. Secondo la tradizione, egli intuì la legge di gravitazione universale grazie ad una mela che gli cadde sulla testa mentre era sdraiato sotto un albero. Oltre che in miti e racconti, la mela è presente anche in numerose fiabe, come in quella di Biancaneve e i Sette Nani dei fratelli Grimm, e nella moderna simbologia. Accanto alla mela come simbolo di New York, infatti, questo frutto presta il suo nome alla casa discografica inglese fondata dai Beatles nel 1968 (Apple Records) e la sua immagine al logo dei pc dell’azienda informatica Apple.

Originaria dell’Asia Centrale dove veniva coltivata già nel periodo Neolitico (resti fossili di spicchi di mele carbonizzati sono stati rinvenuti in siti archeologici localizzati in quello che è l’odierno Kazakistan), la mela si è diffusa, attraverso il Medio Oriente, dapprima in Egitto lungo le vallate del Nilo e, successivamente, in Grecia. Grazie alle conquiste dell’Impero Romano giunse in Occidente e da qui, in tutta l’Europa continentale. Chissà se quando l’albero delle mele venne coltivato per la prima volta dai nostri lontani antenati, qualcuno di loro immaginò che i suoi frutti avrebbero riscosso così tanto successo nei secoli a venire.

Il primo ad accorgersi delle loro numerose proprietà terapeutiche fu Ippocrate, il più famoso medico della storia greca, che già nel 400 a.C. ne raccomandava l’assunzione quotidiana. Nell’anno 1100, alla scuola medica di Salerno, si istruivano gli allievi circa le qualità terapeutiche della mela soprattutto riguardo la cura di affezioni a carico dei polmoni, dell’intestino e del sistema nervoso.

Nel corso dei secoli gli studi concernenti questo prezioso frutto si fecero sempre più intensi tanto che agli inizi del 1900 venne ideato il detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”. Quale stereotipo è mai stato più azzeccato! Infatti, al di là di tradizioni e leggende, grazie alle sue numerose virtù, la mela è da sempre considerata un vero e proprio farmaco naturale ed un valido alleato per il benessere del nostro corpo. Da un punto di vista nutrizionale, infatti, la mela è ricca di vitamine quali la C, importante per le difese immunitarie e per l’assorbimento e l’utilizzazione del Ferro, la A, dall’azione protettiva sulle mucose e sugli epiteli in genere ed alcune del gruppo B (tra cui la B1, la B2, la PP, la B6 e la B9) utili contro la spossatezza.

Sono, inoltre, presenti numerosi minerali quali il Fosforo, il Calcio, il Magnesio, il Ferro e lo Zinco, ed elettroliti come il Potassio. Il modesto contenuto calorico e la sua caratteristica di bloccare la sensazione della fame, dovuta all’alta concentrazione di pectina, rendono la mela un alleato essenziale nei regimi alimentari ipocalorici. La pectina, fibra alimentare contenuta specialmente nella buccia, è infatti capace di unirsi all’acqua. In tal modo forma una consistente massa all’interno dello stomaco che, di conseguenza, aumenta il senso di sazietà. Sia nella polpa che nella buccia sono, inoltre, presenti eteri, tannini, alcoli, aldeidi e un elevato numero di terpeni che rendono infinitamente vario il profumo ed il sapore delle mele.

Generalmente tonde, le mele hanno un colore che, a seconda della varietà, varia dal verde al giallo e al rosso, con presenza più o meno rilevante di piccole macchie e striature. La buccia, solitamente liscia, è sottile e resistente. Il robusto picciolo è ancorato al frutto all’interno della cavità peduncolare. La lieve infossatura presente all’estremità opposta è, invece, chiamata calicina. La bianca polpa, dal sapore dolce o lievemente aspro, può essere soda, succosa e, a volte, farinosa. Le mele sono dei pomi, ossia dei falsi frutti in cui la polpa ha origine dal ricettacolo del fiore e non dall’ovario. Il vero frutto è il torsolo al cui interno sono contenuti i semi.

In Italia le mele sono coltivate soprattutto nelle regioni del Nord, in particolare nel Trentino Alto Adige. Se ne conoscono oltre mille varietà tra cui le più comuni sono: le Fuji dal colore rosato e dal dolce sapore, le gialle Golden Delicious, le verdi Granny Smith, le Renetta, mele carnose per eccellenza dalla singolare buccia ruvida al tatto e dal colore verde chiaro punteggiato di ruggine che, maturando, vira verso il giallo e le rosse Stark Delicious. Altrettanto note sono due varietà ottenute dall’ibridazione, ossia dall’incrocio, di due specie differenti: le Pink Lady, dalle sfumature rosa e le mele Ambrosia, dal sapore estremamente dolce. Infine una curiosità. Il termine pomata, deriva dal latino “pomum”, ossia pomo, poiché la polpa della mela veniva utilizzata come eccipiente negli unguenti medicinali per favorire l’assorbimento del principio attivo attraverso la pelle.

I Mandarini o Citrus Reticulata Blanco

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Inverno  //  No Comments

I Mandarini o Citrus Reticulata Blanco - Nutrizionista Bologna Il mandarino (Citrus reticulata Blanco) è un tipico frutto autunnale proveniente dall’omonimo arbusto sempreverde e appartenente alla famiglia delle Rutaceae.

Originario della Cina meridionale, i primi esemplari vennero introdotti in Sicilia agli inizi dell’Ottocento. Attualmente il mandarino è coltivato soprattutto nei paesi del Mediterraneo, negli Stati Uniti e nell’Africa del Sud.

In Italia la quasi totalità delle coltivazioni sono in Sicilia ed in Calabria, dove la raccolta dei frutti si effettua da dicembre a gennaio.

Le varietà maggiormente commercializzate sono il mandarino comune detto anche Avana, il mandarino tardivo di Ciaculli, il King di origine cinese, il Cleopatra ed il Satsuma, provenienti, rispettivamente, dall’India e dal Giappone, il Tangerine, che deve il proprio nome alla città marocchina di Tangeri, ed, infine, il mandarino cinese o Kumquat, l’unico ad essere consumato intero, in virtù del dolce sapore della buccia che contrasta con quello aspro del succo.

Di grande importanza commerciale sono anche alcune varietà ibride ottenute dall’incrocio dei mandarini con altri agrumi come l’arancio, l’arancio amaro ed il pompelmo per ottenere, rispettivamente, i mandaranci, le clementine e i mapo. Il mandarino è un agrume di piccole dimensioni, tondeggiante, di colore arancione e con buccia irregolare. E’ composto da dolci e dissetanti spicchi ricchi di succo.

Dal punto di vista nutrizionale il mandarino presenta svariati benefici. Nella buccia è presente il limonene, un composto chimico che, oltre ad essere responsabile del caratteristico profumo degli agrumi, aiuta a combattere i radicali liberi e ad ostacolare l’invecchiamento cellulare. Il frutto contiene vitamina C, di aiuto al nostro organismo per rinforzare le difese immunitarie, alcune vitamine del gruppo B tra cui, in particolare, l’acido folico, essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, e la vitamina A, che favorisce la riproduzione cellulare e la visione notturna. Il mandarino è, inoltre, una buona fonte di Potassio, che regola il ricambio idrico del corpo, di Calcio, importante per il sistema scheletrico, di Fosforo, necessario per ossa e denti nonché per stimolare l’attività cerebrale, di Ferro, fondamentale per la sintesi di emoglobina (proteina che permette il trasporto dell’ossigeno nel sangue e la sua cessione ai vari tessuti), e di fibre vegetali, indicate per migliorare la funzionalità intestinale. Infine, per il contenuto in Bromo, sedativo che agisce sul sistema nervoso centrale, il mandarino possiede proprietà calmanti.

Infine una curiosità circa il nome “mandarino”. Quando questo frutto fece la sua prima comparsa nel bacino del Mediterraneo venne così chiamato in onore della sua origine cinese. L’intento era quello di rendere omaggio alla classe dei mandarini, i funzionari di Stato incaricati dell’intera gestione degli affari pubblici cinesi. Questo appellativo non tardò a diventare il suo nome comune, con il quale ancora oggi viene identificato.

LEGGI ANCHE IL MIO ARTICOLO SUL POMPELMO o CITRUS PARADISI

Il Kiwi o Actinidia chinensis Planch

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Inverno  //  No Comments

Il Kiwi o Actinidia chinensis Planch - Nutrizionista Bologna Il Kiwi o Actinidia chinensis Planch. è una pianta da frutto dal portamento rampicante appartenente alla famiglia delle Actinidiaceae. Originaria della Cina, dove era nota con il nome di Uva Spina Cinese, venne importata nei primi del 1900 in Nuova Zelanda.

Qui ebbe inizio, seppur a scopo puramente ornamentale, la sua coltivazione intensiva e le venne attribuito il nome del piccolo uccello simbolo della nazione: il kiwi. In Italia giunse solo dopo il 1970 e, nonostante preferisse inverni freddi ed estati calde ed umide, si adattò in breve tempo al nostro clima.

Secondo i dati forniti dalla FAO (Food and Agricolture Organization), infatti, l’Italia vanta il primato di produttore mondiale di kiwi, seguita dalla Nuova Zelanda, dal Cile e dalla Francia. I frutti nostrani, reperibili da novembre a giugno, sono coltivati principalmente in Emilia Romagna, Piemonte, Lazio, Campania e Puglia.

La varietà  di Kiwi più nota è la Hayward, di forma ovale, buccia scura ricoperta da peluria e polpa verde e soda dal sapore dolce ma al contempo acido. Immersi nella polpa, si trovano numerosi piccoli semi neri che, disposti a raggiera, formano un piccolo cerchio attorno al centro del frutto.

Esiste anche la varietà Gold, più allungata, priva di peli esterni e dalla polpa gialla, ed il meno noto kiwi rosso, non ancora coltivato su larga scala, caratterizzato da una vivida colorazione scarlatta al centro del frutto. Recentemente alcuni negozi espongono anche l’Ananas-Kiwi, una varietà di kiwi dalla consistenza più acquosa, con polpa gialla e sapore dolce simile a quello dell’ananas.

Dal punto di vista nutrizionale la caratteristica principale del kiwi è l’alto contenuto di Vitamina C (nettamente superiore a quello delle arance), necessaria per l’assorbimento e l’utilizzazione del Ferro e ottimo antiossidante per proteggere l’organismo dall’azione nociva dei radicali liberi. Il frutto contiene, inoltre, le Vitamine B1 B2 e B3, utili, nel complesso, per il funzionamento del sistema nervoso e per il metabolismo dei nutrienti, oltre al Calcio e al Fosforo, importanti costituenti delle ossa e dei denti, e al Ferro, indispensabile per la produzione di emoglobina. L’abbondante presenza di Potassio, che consente un ottimale ricambio idrico nel corpo, lo rende un importante alimento anche per chi pratica una attività sportiva. Il buon contenuto di Magnesio, che interviene in molti processi metabolici dei carboidrati, delle proteine degli acidi nucleici, insieme alla presenza di Calcio e di Fosforo, fa del Kiwi un frutto indispensabile per le nostre ossa. Il kiwi possiede, infine, pochissime calorie e tante fibre, utili per regolarizzare la motilità intestinale.

I Funghi Champignon o Agaricus Bisporus

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Tutto l'anno  //  No Comments

I Funghi Champignon o Agaricus Bisporus - Nutrizionista BolognaL’ Agaricus bisporus [J.E: Lange (Pilàt)], conosciuto ai più come prataiolo o con il nome francese di champignon, è un fungo largamente commercializzato e degustato in tutto il mondo.

La sua coltivazione vanta origini antichissime. Già molti secoli prima di Cristo ai funghi era riservato un posto d’onore sulle mense degli antichi Egizi e dei Babilonesi. Anche in Grecia erano molto diffusi, tanto è vero che il filosofo Teofrasto, allievo e successore di Aristotele, nei suoi testi ne ha descritto e ne ha elogiato le virtù.

Diverso tempo dopo, Marco Gavio Apicio, patrizio della Roma imperiale nonché quotato gastronomo, ha dedicato ai funghi diverse ricette, come testimonia il testo a lui attribuito “De rerum coquinaria”.

La diffusione su larga scala si ebbe, però, solo a partire dal 1650 d.C., quando alcuni coltivatori di frutta scoprirono, quasi per caso, che era possibile far crescere i funghi sullo stesso terriccio già utilizzato per la coltivazione dei meloni.

Il prataiolo ha un cappello carnoso di colore bianco le cui dimensioni possono arrivare fino a 10 cm. Le lamelle, poste sotto al cappello sono rosa ma, dopo la raccolta, virano verso il marrone nell’arco di qualche giorno. Inutile quindi evidenziare l’importanza di conservare i funghi in frigorifero e di consumarli entro una settimana.

Gli champignon sono i funghi maggiormente coltivati, perché buoni, nutrienti, leggeri e facili da preparare. Reperibili tutto l’anno, possiedono diverse proprietà nutrizionali. In particolare contengono una elevata quantità di carboidrati (4gr), di fibre vegetali (3gr), di proteine (2,4gr) e, al contempo, un basso quantitativo di lipidi (solo 0,3gr). Sono inoltre presenti la vitamina C, importante per rinforzare le difese immunitarie e per l’assorbimento del ferro, e diverse vitamine del gruppo B tra cui la Niacina, che partecipa al metabolismo dei nutrienti favorendo, in particolare, la trasformazione dei grassi e dei carboidrati in energia, e l’Acido Folico, essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali.

I funghi sono ottimi alleati anche per chi ha carenza di Potassio, contenendone ben 500mg per etto, quantitativo addirittura superiore a quello presente nelle banane. Possiedono, inoltre, Fosforo e Calcio, necessari per la salute di ossa e denti, Magnesio, responsabile di molti processi metabolici fondamentali per l’organismo e Ferro, essenziale per la sintesi di emoglobina. Infine, l’abbondante contenuto d’acqua (90%) e le pochissime calorie (solo 28 kcal per 100 gr di porzione edibile), rendono i prataioli un alimento adatto anche per coloro che intendono seguire un regime dietetico.

Terminiamo, come sempre, con una curiosità: nell’antica Grecia i funghi erano considerati alimenti magici e divini, tanto da essere protagonisti del mito ellenico di Perseo. Leggenda narra, infatti, che l’eroe, durante un lungo viaggio, raccogliendo un fungo dal terreno, fece sgorgare una sorgente d’acqua, con la quale poi riuscì a dissetarsi. Su quel terreno fortunato, Perseo fondò la città greca di Micene, dal greco mykes, ossia fungo.

Fragole, fragole e ancora fragole

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Primavera  //  No Comments

Fragole - Nutrizionista Bologna - Dott.ssa Serena Tassinari Una delle protagoniste principali dell’ampio panorama della frutta primaverile, tutta particolarmente tenera e golosa, è sicuramente la fragola (Fragaria vesca L.), il cui dolce sapore era già apprezzato in epoche passate.

Nell’antica Roma questo piccolo frutto dal colore rosso era tradizionalmente consumato durante le idi di giugno in occasione delle feste organizzate in onore del giovane e bellissimo Adone. E ciò perché, secondo una leggenda, quand’egli morì, la dea Venere, profondamente innamorata, versò copiose lacrime che, giunte sulla terra, si trasformarono in tanti piccoli cuori rossi che diedero vita alle fragole.

Originaria delle Alpi, dove cresceva allo stato selvatico, cominciò ad essere coltivata in Francia solo agli inizi del Settecento. Attualmente se ne conoscono oltre venti varietà: le più note sono la Fragola Belrubi, di forma allungata, la Pocahontas rotondeggiante, la Gorella a forma di cuore e la Carezza dall’aspetto conico di grandi dimensioni.

Appartenente alla famiglia delle Rosacee, la fragola predilige un clima temperato ed una esposizione non eccessivamente soleggiata. Cresce spontanea nei boschi, nelle macchie e nei luoghi freschi di tutta l’Italia continentale ed insulare. La maturazione dei frutti si raggiunge, comunque, a seconda delle zone, nei mesi compresi tra maggio e luglio.

Dal punto di vista botanico, le fragole sono considerate “falsi frutti”. Esse, infatti, sono infiorescenze che si formano in seguito all’ingrossamento dei ricettacoli dei fiori. I frutti veri e propri sono, invece, i piccoli granuli giallo-verdi (acheni) visibili sulla superficie della fragola stessa e contenenti, a loro volta, un piccolo seme scuro.

La dottrina erboristica ne esalta le proprietà nutrienti, rinfrescanti, diuretiche e depurative. Proprio per queste caratteristiche, la fragola è stata inserita, nella speciale classifica stilata dall’U.S.D.A. (il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense), tra i “cibi che mantengono giovani”. E’, infatti, molto ricca di vitamina C, il cui quantitativo, nonostante le piccole dimensioni, risulta essere addirittura superiore a quello presente negli agrumi. Nel periodo estivo una macedonia di cinque fragole è già in grado di garantire all’uomo la stessa quantità di vitamina C che deriverebbe dall’assunzione di un’ intera arancia. Sono, inoltre, presenti diverse vitamine del gruppo B tra cui la B1, la B2, la B3, utili nel complesso per promuovere l’attività di numerosi enzimi coinvolti nel metabolismo dei nutrienti, e l’acido folico (B9), fondamentale in gravidanza per la prevenzione di alcune malformazioni neonatali. Da non trascurare anche il contenuto in Potassio, Calcio, Fosforo, Magnesio e Ferro.

Oltre ai frutti, in cucina possono essere utilizzate anche le foglie: fresche per la preparazione di insalate, risotti e zuppe o secche in infusione.

Grazie all’elevato contenuto d’acqua e alla scarsa presenza di calorie, la fragola è un’ottima alleata anche per chi vuole mantenere una buona forma fisica, senza rinunciare ai piaceri della tavola.

Per fare acquisti di qualità si consiglia di verificare in etichetta l’origine nazionale del prodotto e di scegliere frutti sodi, di colore rosso vivo ed uniforme e con il picciolo ben ancorato. E per i più golosi, a partire da maggio, in diverse località italiane si svolgono numerose sagre delle fragole, imperdibili appuntamenti che si pongono come obiettivo principale la valorizzazione di questo frutto.

Il Pomodoro o Solanum lycopersicum L.

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Estate  //  No Comments

Il Pomodoro o Solanum lycopersicum L. - Nutrizionista Bologna Il pomodoro (Solanum lycopersicum L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Originario del Cile e dell’Ecuador dove, grazie al clima tropicale, tuttora cresce allo stato spontaneo, giunse in Europa nel XVI secolo e, successivamente, si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo.

A lungo venne coltivato unicamente a scopo ornamentale, non tanto per la bellezza dei suoi fiori, quanto per la credenza che fosse una pianta dai frutti velenosi e, pertanto, non commestibili.

Fu solo verso la fine del 1700 e gli inizi del 1800 che il pomodoro iniziò ad essere coltivato a scopo alimentare e, da allora, rappresenta uno degli ortaggi più consumati al mondo.

In Italia la produzione si concentra per lo più in Emilia Romagna, in Campania, in Puglia ed in Sicilia dove se ne coltivano moltissime varietà. Distinte principalmente in base alla forma, le più note sono i pomodori costoluti (tra cui il Marmande e il Pantano), i tondi lisci (come il Montecarlo e il Money Maker), i piccoli ciliegini (ad esempio il Tity), gli ovali (come il Piccadilly) ed, infine, i pomodori allungati (il più famoso dei quali è il San Marzano).

Quanto alle proprietà nutrizionali, i pomodori sono dei veri e propri concentrati di salute, tanto da essere annoverati tra gli alimenti base della nostra alimentazione. L’aspetto sicuramente più rilevante è l’elevato potere antiossidante dovuto alla contemporanea presenza di diverse sostanze in grado di proteggere il nostro organismo dall’azione nociva dei radicali liberi. Tra queste ultime spiccano, in particolare, il Licopene, carotenoide di colore rosso estremamente abbondante in questo ortaggio, la vitamina A, che protegge le mucose e le cellule epiteliali del corpo e la vitamina C, indispensabile per la sintesi del collagene e per l’assorbimento e l’utilizzazione del Ferro. Sono, inoltre, presenti la Tiamina (vitamina B1), importante regolatore del metabolismo dei carboidrati, la Riboflavina (vitamina B2), fondamentale per il funzionamento di alcuni enzimi che intervengono nella trasformazione dei nutrienti in energia, la Niacina (vitamina B3 o PP) che, oltre a giocare un ruolo chiave nel metabolismo dei glucidi, dei protidi e dei lipidi, è essenziale per l’integrità di tutti i tessuti del corpo.

I pomodori sono anche un’ottima fonte di Fibre, utili per regolarizzare il transito intestinale, nonché di elettroliti e minerali quali il Potassio, che interviene nel bilancio idrico del corpo, il Ferro, fondamentale contro l’anemia, il Calcio, per la funzionalità del sistema nervoso e per la contrazione muscolare ed il Fosforo, che, insieme al Calcio, è un costituente essenziale del tessuto osseo.

L’elevato quantitativo di acqua, inoltre, unitamente alle poche calorie e alla quasi assenza di lipidi, li rende un alimento ideale per tutti coloro che intendono controllare le calorie introdotte con l’alimentazione. Nonostante tutte queste proprietà benefiche i pomodori presentano, tuttavia, qualche piccola controindicazione. Innanzitutto la presenza di acidi organici, quali l’acido citrico e l’acido malico, se da un lato concorre a ridurre il pH dello stomaco favorendo la digestione, dall’altro rende i pomodori non adatti a chi soffre di acidità ed irritazione gastrica.

Da non trascurare anche il contenuto di istamina, composto azotato liberato dal nostro organismo durante le reazioni allergiche e di Solanina, una sostanza naturale tossica responsabile di potenziali malesseri per il nostro organismo quali disturbi gastrointestinali e neurologici. Ed è forse per questo motivo che in passato il pomodoro era circondato da un alone di mistero che lo rendeva un ingrediente essenziali di pozioni e filtri magici dagli ipotetici poteri afrodisiaci. Che sia vero oppure no, resta il fatto che il pomodoro, colorando di rosso moltissimi piatti della cucina mediterranea, è uno degli ortaggi più diffusi sulle nostre tavole.

Una ciliegia tira l’altra

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Primavera  //  No Comments

Ciliegie - Nutrizionista Bologna - Dott.ssa Serena TassinariCon l’arrivo della primavera i giardini della nostra città si sono colorati delle incantevoli fioriture degli alberi da frutto. Le più variopinte appartengono indubbiamente alla famiglia della Rosacee. Particolarmente gradevoli, infatti, appaiono alla vista i fiori del ciliegio, del mandorlo, del pesco e del susino. La bellezza del ciliegio, in particolare, lo rende da secoli estremamente utilizzato in Oriente anche come elemento ornamentale.

Lo splendore dei suoi fiori riflette, del resto, la dolcezza dei suoi frutti tanto che un anonimo cantore del passato non esitò a definire la ciliegia “il fiore del paradiso”.

Originario dell’Asia minore, il ciliegio è attualmente diffuso in tutto il mondo ed in Europa, in particolare, è presente fin dall’antichità. Già alcuni secoli prima dell’era cristiana, i greci ne distinguevano diverse varietà. Infatti nel III secolo a.C., il naturalista ellenico Teofrasto descriveva i ciliegi come una coltura già stabilizzata.

Tutte le varietà coltivate discendono da due specie: il ciliegio selvatico dolce (Prunus avium L.), da cui derivano le ciliegie, ed il ciliegio acido o visciolo (Prunus cerasus L.), che produce le amarene e le marasche. Dal ciliegio dolce, per selezione, si sono differenziate alcune centinaia di specie diverse i cui frutti sono distinti in due gruppi: le ciliegie tenerine a polpa tenera, e le duracine o duroni a polpa soda e consistente. Benché alla ciliegia sia comunemente associato il colore rosso, la tavolozza cromatica del frutto è molto ampia: si va dal giallo chiarissimo dei bianconi (diffusi soprattutto in Piemonte) al rosso quasi nero del, probabilmente ai lettori più noto, durone di Vignola.

In Italia, proprio nella valle del fiume Panaro, le ciliegie hanno infatti trovato il loro terreno più fertile, rendendo l’Emilia Romagna una delle regioni più vocate per questa coltura. La raccolta, inizia a metà maggio con il Durone Bigarreau e con la Mora di Vignola e prosegue in giugno con il durone Nero I e il durone Anella. Tra le varietà tardive si annoverano il Nero II ed il Ciliegione, particolarmente gustosi e ricchi di proprietà nutritive. Da un punto di vista nutrizionale le ciliegie sono un ottimo ricostituente, soprattutto quando, come in estate, occorre integrare minerali ed oligoelementi per fronteggiare le loro perdite dovute alla maggiore sudorazione.

Contengono, infatti, Sodio, Potassio, Ferro, Calcio, Fosforo e Magnesio, ma anche le vitamine A, C, ed alcune del gruppo B, tra cui la B1, la B2 e la B3. Sono, inoltre, presenti acidi organici (importanti per l’equilibrio acido-base, da cui dipende la salute delle cellule e la funzionalità dell’organismo), fibre (utili per l’attività dell’intestino), bioflavonoidi (sostante antiossidanti capaci di contrastare l’invecchiamento cellulare provocato dai radicali liberi) e polifenoli (disintossicanti e utili per aumentare la resistenza dei capillari). L’elevato contenuto in acqua rende, infine, le ciliegie estremamente idratanti e dissetanti. Quando si acquistano bisogna controllare che non presentino ammaccature o parti annerite. La buccia deve essere priva di screpolature ed avere un colore brillante ed uniforme.

Ed è forse proprio per l’aspetto ammiccante e gustoso che “una ciliegia tira l’altra” e che una volta iniziate a mangiarle, è davvero difficile smettere!

Il carciofo: un pugno spinoso dal cuore tenero

set 5, 2013   //   by nutribo   //   Alimenti stagionali, Primavera  //  No Comments

Il carciofo: un pugno spinoso dal cuore tenero - Nutrizionista BolognaTerminate, ormai, le scorpacciate dei dolci tipici del Carnevale, sfrappole, fratte o chiacchiere che dir si voglia, è giunto il momento di mettersi in forma e depurarsi per l’arrivo della primavera.

Ed ecco comparire proprio in questa stagione un antico e prezioso alimento dalle importanti proprietà digestive e diuretiche: il carciofo [Cynara cardunculus L. var. scolymus (L.) Hegi ].

Questo ortaggio dalla forma carnosa, oltre ad essere gradito dalla maggior parte dei palati, sin dal tempo degli Egizi, è considerato un autentico toccasana per l’organismo.

Anche i romani e gli antichi greci ne apprezzavano il sapore e le virtù tanto che già nel 371 a.C, Teofrasto, allievo di Aristotele, ne descrisse minuziosamente le proprietà curative.

Il nostro paese è tra i principali produttori, soprattutto le regioni centro meridionali e le isole. Fra le varietà più famose si annoverano lo Spinoso sardo (coltivato anche in Liguria con il nome di Carciofo spinoso d’Albenga), il Catanese, la Mammola verde, il Romanesco ed il Violetto di Toscana.

Tutte queste specie maturano tra marzo ed aprile, periodo nel quale ci si prepara a gustarle in svariati modi. In molte preparazioni culinarie li si priva delle lamelle esterne, troppo dure, e della parte superiore per la presenza delle spine. La parte che noi mangiamo è rappresentata dalle cosiddette brattee, foglie modificate a funzione principalmente protettiva e di riserva. Le vere foglie del carciofo sono, invece, quelle che sporgono dal gambo e che vengono utilizzate in fitoterapia per preparare tisane e decotti.

Molteplici studi hanno dimostrato, infatti, che il carciofo contiene numerosi principi attivi tra cui i polifenoli, responsabili delle proprietà antiossidanti e farmacologiche di questa composita. La cinarina e la luteolina, in particolare, conferiscono al carciofo spiccate proprietà coleretiche, ossia di produzione della bile, ipocolesterolemizzanti ed epatoprotettive. Da non trascurare anche il contenuto in vitamine (A, C, B1, B2, B3, B6, B9), elettroliti e sali minerali (Sodio e Potassio, Ferro, Calcio, Fosforo, Magnesio, Zinco e Rame), fibre ed inulina, polisaccaride, quest’ultimo, utile al nostro organismo per rinforzare la microflora batterica intestinale e per ridurre i livelli di colesterolo, trigliceridi e glucosio nel sangue.

Non è dato sapere se è per tutte queste proprietà o semplicemente per la sua forma che il carciofo è da sempre considerato una pianta di origine divina. A far luce sulle sue origini interviene la mitologia greca. Una leggenda, infatti, narra di una fanciulla di nome Cynara di cui il capostipite degli dei ellenici si innamoro perdutamente. Nonostante fosse molto bella, era anche volubile e capricciosa tant’è che Zeus, spinto dalla gelosia, la trasformò in questo ortaggio, verde come i suoi occhi, spinoso come il suo carattere ma con all’interno un cuore dolce e tenero come quello della fanciulla che lo aveva incantato.

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