I Fagiolini o baccelli immaturi del fagiolo
I fagiolini, detti anche cornetti, tegolini o mangiatutto, sono i baccelli immaturi del fagiolo (Phaseolus vulgaris), una pianta appartenente alla famiglia delle Leguminose.
Originaria dell’America centrale, ed in particolare del Messico e del Guatemala, fu introdotta in Europa soltanto dopo la scoperta dell’America.
Da un punto di vista nutrizionale, pur essendo di fatto dei legumi, i fagiolini si discostano da questi ultimi poiché la raccolta del baccello viene effettuata quando i fagioli contenuti all’interno sono ancora in fase di maturazione e, pertanto, non hanno ancora accumulato tutte le sostanze di riserva, quali proteine e carboidrati, che contraddistinguono i legumi in quanto tali. L’abbondante presenza di acqua e le poche calorie (appena 18 per100 grammi), inoltre, contribuiscono a rendere i fagiolini assai più simili agli ortaggi.
I fagiolini sono ricchi di sali minerali ed elettroliti tra cui il Potassio, che mantiene l’equilibrio acido-base del nostro corpo, il Fosforo, parte integrante delle ossa e dei denti, il Calcio, necessario per il sistema scheletrico ed il Ferro, componente dell’emoglobina, proteina essenziale per il trasporto dell’ossigeno nel sangue. Sono inoltre presenti la vitamina A, alleata della vista,la B1 (Tiamina) ela B3 (Niacina), indispensabili per il buon funzionamento dell’intero sistema nervoso,la B2 (Riboflavina) essenziale per la crescita, e la C che protegge il nostro organismo dai danni provocati dai radicali liberi. Per la presenza, infine, di fibre vegetali i fagiolini sono utili per favorire il transito intestinale.
Generalmente siamo abituati a vedere i fagiolini di colore verde, come i “Boby” (teneri e sottili, di colore verde scuro e seme bianco), il “Marconi” (piatto con seme nero), il “Contender” (grosso e tondeggiante) e il “Vittoria nano” (dai baccelli lunghi mediamente14 cm). Esistono, tuttavia, differenti varietà tra cui il sottile “Burro di Rocquencourt”, il piatto “Meraviglia di Venezia” e il tondo “Corona d’Oro”, tutti con baccello giallo, ed i violacei “Re dei Bleu”, “Trionfo violetto” e “Anellino di Trento”.
In Italia i fagiolini vengono coltivati principalmente in Campania, in Emilia Romagna, in Veneto, in Lazio ed in Sicilia. Al Nord la raccolta avviene da giugno a settembre, mentre al Sud inizia ad aprile per terminare in autunno inoltrato.
Al momento dell’acquisto è importante verificarne la consistenza, che deve essere soda, ed il colore, che deve essere brillante e privo di ammaccature.
Infine una curiosità che ci riguarda da vicino: il fagiolino “Marconi”, estremamente apprezzato dai consumatori, è così chiamato in onore del nostro compaesano Guglielmo Marconi, in quanto questa varietà è, al pari del telegrafo da lui inventato, privo di fili.
Non lanciate le arance!!!
Gli agrumi, simboli del sole e del calore mediterraneo sono originari del Medio Oriente e furono importati in Sicilia dagli arabi tra il IX e l’XI secolo d.C. Solo nel XVII secolo, tuttavia, si rinvengono le prime tracce della loro coltivazione ad opera dei gesuiti.
Oggi in Italia la produzione di arance, limoni, mandarini, clementine, bergamotti e chinotti si concentra principalmente nelle regioni meridionali, conla Sicilia in testa.
Gli alberi si distinguono per i fiori bianchi profumati e per i frutti dal colore acceso. Questi ultimi hanno un sapore aspro ma al contempo dolce e sono caratterizzati da una forma rotondeggiante.
Ed è proprio questa forma che li rende anche protagonisti dello Storico Carnevale di Ivrea, in occasione del quale è stravagante e “pacifica” tradizione colpire con le arance chi sfila sui carri dando luogo ad un vero e proprio scontro.
Tra gli agrumi che imbandiscono le nostre tavole, in particolare, l’arancio vanta il primato di essere quello più diffuso. Vi sono arance a polpa bionda e a polpa rossa. Il colore di queste ultime è dovuto alla presenza, al loro interno, di pigmenti antocianici. Nei mercati ortofrutticoli sono reperibili quasi tutto l’anno, ma soprattutto nella stagione invernale se ne apprezzano maggiormente i benefici essendo tutte comunque ricche di vitamina C, utile al nostro organismo per rinforzare le difese immunitarie.
In un uomo adulto, la dose giornaliera abitualmente raccomandata di questa vitamina si aggira intorno ai 60 milligrammi. Ma quante arance dobbiamo mangiare per assumerne ogni giorno la giusta quantità? La risposta è semplice. Considerando che un etto di arance contiene circa 40-50 mg di vitamina C, basterebbe mangiarne tutti i giorni circa120 grammi(corrispondenti ad un frutto di medie dimensioni).
Ma le proprietà delle arance non finiscono qui:
Contengono anche alcune vitamine del gruppo B tra cuila B3, o niacina, importante perché partecipa al metabolismo dei nutrienti e la B9, ossia l’acido folico, essenziale per lo sviluppo e il buon funzionamento del sistema nervoso e del midollo osseo. Da non trascurare anche la presenza di sali minerali quali il calcio, indispensabile per la formazione e la buona salute di ossa e denti, il fosforo, che stimola l’attività cerebrale ed il magnesio, che contribuisce a mantenere l’equilibrio del sistema nervoso.
A proteggere esternamente l’arancia e le sue proprietà vi è la scorza, volgarmente detta buccia, ricca di pigmenti e di oli essenziali molto profumati. Caratterizzata da una leggera ruvidezza, è diventata termine di paragone anche in campi assolutamente diversi da quello alimentare: si parla ad esempio di pelle a “buccia d’arancia” in dermatologia o di superfici a “buccia d’arancia” in edilizia.
Nonostante queste similitudini, l’arancio è un frutto prezioso, gradevole al gusto e ricco di sostanze nutrienti utili. Per tutti questi motivi, nei mesi invernali, perché non aggiungere alla nostra colazione una dissetante e nutriente spremuta d’arancia contro i malanni di stagione? E se le arance non vi piacciono, non vi preoccupate, potete sempre utilizzarle partecipando alla tradizionale “Battaglia delle Arance” di Ivrea.
La Carota o Daucus carota L.
La carota (Daucus carota L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Umbelliferae. Originaria delle regioni temperate dell’Europa, dove tuttora cresce spontanea, giunse in Italia nel 1700.
Da allora, viene coltivata per la bontà delle sue radici carnose impiegate sia nell’alimentazione umana che in quella animale.
Le carote si distinguono in base al colore (che, ad eccezione del bianco delle varietà da foraggio, varia dal rosso all’arancio), alla forma (vi sono le corte, le mezzane e le lunghe) e all’epoca di maturazione (che le differenzia in precoci, medie e tardive).
Tra le carote più diffuse vi sono la Carota Flakke, la Carota Grelot, la Carota rossa d’Olanda, la Carota tonda di Parigi, la mezza lunga di Nantes ed, infine, la Carota rossa di Napoli.
Apprezzata già all’epoca dei Greci e dei Romani per le sue proprietà nutritive, la carota è un vero e proprio elisir di salute e di bellezza.
Per la presenza di caroteni, sostanze utilizzate dal nostro organismo per la produzione di vitamina A, la carota è da sempre considerata l’ortaggio d’elezione per la vista. Il beta-carotene, in particolare, contribuisce alla riparazione dei tessuti corporei, all’idratazione e al benessere della pelle, a proteggere le mucose della cavità orale e delle vie aeree ed, infine, a contrastare l’azione dei radicali liberi e a prevenire l’invecchiamento cellulare.
Sono inoltre presenti le vitamine B1, B2 e B3, fondamentali per la crescita di tutti i tessuti, e la vitamina C, essenziale per l’utilizzazione del ferro e per la sintesi del collagene.
Rilevante anche il contenuto di Potassio, che mantiene l’equilibrio idrico del corpo, di Calcio e di Fosforo, di supporto per le ossa e per i denti, di Ferro, indispensabile per la produzione di emoglobina (sostanza che trasporta l’ossigeno a tutte le cellule dell’organismo) e di fibre, che aiutano a regolarizzare il transito intestinale.
Da sottolineare, infine, le poche calorie ed il pressoché nullo contenuto di grassi che le rendono idonee per tutti coloro che intendono seguire un regime alimentare controllato.
Per ultima una curiosità. I piccoli e bianchi fiori della carota sono raggruppati in “ombrelle” al centro delle quali è posto un fiore viola che contraddistingue questa pianta da tutte le altre Umbelliferae. Un’antica leggenda narra che questi scenografici ombrellini, se raccolti in una notte di luna piena, vantino spiccate proprietà afrodisiache tali da accendere il desiderio sessuale ed aiutare il concepimento.