La Nespola, il frutto dell’imbarazzo
Con il termine Nespola, si identificano i frutti di due diverse specie di piante appartenenti entrambe alla famiglia delle Rosaceae: la nespola comune e la nespola del Giappone.
Il motivo per cui condividono lo stesso nome è abbastanza oscuro, dal momento che sia le piante che i frutti prodotti sono estremamente differenti fra loro. Ma cerchiamo di analizzarli nel dettaglio.
Il nespolo comune, Mespilus germanica, è un albero di medie dimensioni coltivato in tutti i paesi a clima continentale. Al momento della fioritura produce moltissimi fiori bianchi che lo rendono estremamente gradevole da un punto di vista ornamentale.
I frutti, tondeggianti e di colore marrone chiaro, maturano a settembre e sono spesso ricoperti da una finissima peluria. Estremamente duri e legnosi hanno un sapore acido ed astringente che non li rende commestibili al momento della raccolta. Prima di essere consumati, infatti, devono per lungo tempo maturare all’interno di cassette di legno ricoperte di paglia che, a loro volta, devono essere poste in ambiente asciutto e ventilato. Mediante questa tecnica di “ammezzimento” le nespole si ammorbidiscono e virano di colore fino a raggiungere una tonalità molto scura. La polpa, inoltre, subisce una modificazione enzimatica che la rende più dolce ed aromatica. Ed è proprio la necessità di dover attendere qualche mese prima di poterle mangiare ad ispirare il prezioso detto: “Con il tempo e con la paglia maturano anche le nespole” che ci suggerisce l’importanza di avere pazienza e di saper aspettare per vedere i risultati.
Le prime coltivazioni del nespolo comune sono state rinvenute lungo le rive del Mar Caspio e risalgono al I millennio a.C. Estesosi poi in tutta l’Asia Minore, il nespolo raggiunse ben presto le coste della Grecia e dell’Italia. Da qui, grazie ai Romani si diffuse a tal punto in Europa, ed in particolar modo in Germania, che il medico e naturalista svedese Linneo (padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi) lo identificò proprio con il nome Mespilus germanica, ritenendolo, erroneamente, di origine tedesca.
Da un punto di vista nutrizionale bisogna innanzitutto sottolineare che tanto più il frutto è acerbo, tanto maggiore è la presenza di tannini, molecole dall’azione antinfiammatoria che, per la capacità di precipitare le proteine della saliva, donano alla nespola il suo caratteristico sapore astringente. Grazie alla maturazione, i tannini diminuiscono ed il frutto, più dolce e pastoso per la presenza di zuccheri, ha un’azione blandamente lassativa grazie anche ad una discreta quantità di fibre vegetali. Sono, inoltre presenti elettroliti, sali minerali quali Potassio (che regola il ricambio idrico del corpo e impedisce la disidratazione delle cellule), Magnesio (fondamentale per la contrazione muscolare), Fosforo e Calcio (necessari per la salute delle ossa e dei denti). Da non trascurare anche il contenuto in vitamine tra cui la Vitamina C(importante per rinforzare le difese immunitarie e per l’assorbimento del Ferro) ed alcune del gruppo B, in particolare la vitamina B3 (che partecipa al metabolismo dei nutrienti favorendo la trasformazione dei grassi e dei carboidrati in energia).
Simile da un punto di vista nutrizionale ma di aspetto estremamente diverso è il nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica), genere maggiormente conosciuto e commercializzato nel nostro paese. Originario dell’estremo Oriente, dove è molto diffuso sia come albero da frutto che come pianta ornamentale, è giunto in Europa solo alla fine del 1700 e da qui si rapidamente diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.
In Italia fu introdotto a scopo puramente decorativo nel 1812 nell’orto botanico di Napoli e, solo in seguito, si affermò anche per la produzione di frutti. L’habitat ideale di questa piccola pianta dalla chioma tondeggiante è rappresentato dalle regioni meridionali; la maggiore produzione, infatti, si registra in Sicilia ed, in particolare, nelle province di Palermo, Catania e Siracusa.
I frutti maturano in primavera e la raccolta si effettua quando assumono la piena e tipica colorazione arancione. Immediatamente commestibili, hanno forma tondeggiante e una sottile e liscia buccia esterna. La polpa è dolce e acidula al tempo stesso e racchiude al suo interno dei grossi semi legnosi avvolti da una membrana. Proprio per la loro presenza la parte edibile del frutto è appena del 66%. La ricchezza in acqua e le poche calorie, infine, rendono il nespolo del Giappone adatto anche a coloro che intendono seguire un regime alimentare ipocalorico.
Terminiamo, come sempre, con una curiosità: secondo antiche tradizioni orientali, questi piccoli ma deliziosi frutti provocano uno stato di “imbarazzo” in coloro che li assaggiano. Per la loro squisitezza, infatti, si è incerti se gustarli freschi appena raccolti o preparare, con la polpa, macedonie, marmellate o aromatici distillati.
Cachi: l’albero delle virtù
Il cachi (Diospyros kaki L.), comunemente noto come caco o kaki, è un albero da frutto dalla tradizione millenaria e appartenente alla famiglia delle Ebenaceae.
Originario delle regioni centro meridionali della Cina, dove viene coltivato da più di duemila anni e dove viene definito “l’Albero delle sette virtù”, circa un millennio più tardi si diffuse nel vicino Giappone dove iniziò ad essere coltivato in modo intensivo. Alla fine del XVIII secolo giunse in Europa dove venne inizialmente utilizzato solo per scopi ornamentali.
La chioma del caco è particolarmente folta e da qui tre delle sette virtù: l’ombra in primavera, la bellezza delle foglie giallo-rosse in autunno e la successiva ricchezza in sostanza concimanti per il terreno in inverno. A queste si aggiungono la longevità della pianta, l’alta qualità del legno, l’assenza di tarli e, infine, la mancanza di nidi tra i rami.
Ma lo splendore di questo albero che ha fatto sì che fin dal passato venisse piantato per uso decorativo si manifesta quando, completamente spoglio di foglie, rimane carico di frutti giallo-oro fino all’autunno inoltrato.
In Italia le regioni in cui si coltiva maggiormente sono l’Emilia Romagna (con la varietà “Loto di Romagna”), la Campania(per il “Vaniglia della Campania”, noto anche come “caco-vaniglia” o “caco-mela”) e la Sicilia(con il “Caco di Misilmeri”, famoso ed esportato in tutto il mondo).
I frutti sono delle grosse bacche dalla forma quasi sferica, dalla buccia liscia e sottile e dal colore arancione. La polpa all’interno è generalmente molto tenera ad eccezione della varietà cachi vaniglia la cui consistenza è più soda e compatta.
In genere, questi frutti tipicamente autunnali vengono raccolti ancora acerbi e fatti maturare in un luogo fresco e asciutto all’interno di cassette di legno ricoperte di paglia. Mediante questa tecnica definita di “ammezzimento” la polpa assume una consistenza più morbida e contemporaneamente si riduce il caratteristico effetto astringente causato dall’elevato contenuto in tannini e aumenta il contenuto in zuccheri. Una caratteristica dei cachi, infatti, è il loro dolce sapore. Ed è proprio per l’elevata bontà dei frutti che in passato venivano definiti cibo degli Dei.
Il nome scientifico del cachi, infatti, è “Diospyros” che letteralmente significa “frumento di Giove”.
Ma anche ai giorni nostri i cachi continuano ad essere estremamente apprezzati. Dal punto di vista nutrizionale, infatti, i cachi sono dei veri e propri concentrati di energia. Considerando che100 grammidi parte edibile contengono circa 70 Kcal e che un caco di medie dimensioni pesa 250-300 grammi, facendo un rapido calcolo si evince che ogni frutto apporta circa 180-210 kcal. Non poche!
Se quindi da un lato, grazie al loro potere ricostituente, sono frutti raccomandati durante la crescita e in caso di debolezza eccessiva, dall’altro sono sconsigliati se si vuole intraprendere un regime dietetico ipocalorico.
Accanto all’elevato quantitativo di zuccheri e di acqua, sono presenti fibre (utili per il transito intestinale) ed alcune vitamine tra cui la Vitamina A(che favorisce la riproduzione cellulare e la visione notturna),la Vitamina B1 (o Tiamina, indispensabili per il buon funzionamento dell’intero sistema nervoso),la Vitamina B2 (o Riboflavina, essenziale per la crescita),la Vitamina B3 (o Niacina, che partecipa al metabolismo dei nutrienti favorendo, in particolare, la trasformazione dei grassi e dei carboidrati in energia) e la Vitamina C(importante per rinforzare le difese immunitarie e per l’assorbimento del Ferro). Per quanto riguarda i sali minerali e gli elettroliti i cachi contengono Potassio (che regola il ricambio idrico del corpo), Fosforo (essenziale per le ossa e per i denti), Calcio (di supporto al sistema scheletrico) e Ferro (componente dell’emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno nel sangue).
Infine una curiosità. L’albero del cachi è considerato “l’albero della pace” perché al devastante bombardamento atomico di Nagasaki, avvenuto nell’agosto del 1945, non sopravvisse nulla ad eccezione di alcuni esemplari di questo albero.